Sarò un sognatore
Sarei un tipo incerto
Sono un tipo concreto
Essere un filosofo
Ero un nostalgico
Fui un loculo

Autoritratto, in Strani Incontri

Francesco Crosato (Treviso, 1955) nasce nella centralissima via Pancera, dove rimane fino all’età di tre anni: giusto il tempo per farsi sfregiare il viso con una lametta da barba dall’amata sorella Tiziana. Il piccolo pirata si sposta, quindi, con la famiglia alle Stiore dove a bordo di una rudimentale zattera attraversa, con l’amico Giampaolo, il Cerca, grande fiume che scorre tumultuoso dietro il grattacielo.

Scuole elementari a Santa Bona Nuova, nell’asilo delle suore dove – come ricorda in una poesia – “si passavano i giorni a far aste”; scuole medie alla “Serena” e superiori all’Istituto Magistrale “La Buca degli Struzzi”, come recitava il titolo del giornalino della scuola.

Una volta diventato maestro elementare, Francesco comincia a scrivere fiabe inquietanti come “Ometti neri in camera”, nella vana speranza di tenere a bada gli scolari e di addormentare, la sera, la sorellina Lucia.

In quegli stessi anni si laurea in filosofia – tesi su Rodolfo Mondolfo – e comincia a insegnare italiano nelle scuole superiori.

Nel ’94 promuove numerose iniziative artistiche con un amico pittore e pubblica la raccolta poetica “Cos’hai che non parli…?” sull’infanzia e sull’amore, sempre un po’ sofferto per la verità…

Dopo aver scoperto “Filò” di Zanzotto “pin penin valentin…” passa alla poesia in dialetto. Nel 2000 pubblica la silloge “S’ciantìzi” con un editore ravennate – nemo profeta… – mentre alcuni termini dialettali continuano ad ossessionarlo, primo fra tutti “mama”, trasformabile in “m’ama, mare, àmia…” – terza pubblicazione: “Ma m’ama o no’ m’ama me mama?”-. La folgorazione arriva però con la parola “nónsoło” da cui prende avvio il monologo “No’ soło nónsoło”, il cui protagonista “non solo” dedica anima e corpo al lavoro di sacrestia, ma anche a molte altre occupazioni, rimanendo infine “solo” ma libero, dopo aver superato atavici quanto molto veneti sensi di colpa, grazie ad un risolutivo incontro con Gesù Cristo.

Francesco Crosato è uno scrittore nato il 29 novembre 1955 a Treviso, città in cui attualmente vive e lavora.

Laureato in filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia (tesi su Rodolfo Mondolfo), dopo aver svolto per alcuni anni la professione di maestro elementare, ha cominciato ad insegnare italiano e storia nelle scuole superiori.

La passione per la scrittura lo ha accompagnato fin da adolescente, e gli ha permesso di sperimentare tutti i generi letterari, ma in particolare di privilegiare la poesia sia in lingua italiana che in dialetto.

Al dialetto in particolare, sotto il profilo letterario, si è avvicinato dopo la lettura della Cantilena Londinese  di Andrea Zanzotto che l’ha riportato prepotentemente alla campagna della sua infanzia; in dialetto ha scritto una tra le sue opere più importanti: No’ soło nónsoło, una commedia in versi, liberamente tradotta (quest’ultima non ancora edita) in lingua italiana (Sacrista!).

La giovanile esperienza di insegnante elementare l’ha portato a scrivere numerose fiabe, alcune raccolte in un volume dal carattere particolarmente sperimentale (Ometti neri in camera): in quest’opera ognuna delle venti fiabe è presentata da una fotografia dell’autore e illustrata con un disegno a china del raffinato incisore Alessandro de Bei; in appendice trova spazio una preziosa intervista allo psicanalista Luigino Lizier.

Intorno ai quarant’anni, la conoscenza di alcuni importanti artisti (Angelo De Martin, Santorossi, Marco Bellotto, Silvano Brancher, Giorgio Celiberti, Riccardo Licata…) lo ha spinto ad approfondire il rapporto con l’arte visiva; ne nasceranno numerose mostre, in cui egli offrirà, attraverso la scrittura, il suo non didascalico apporto; di questa importante stagione sono testimonianza, tra i tanti scritti, il cofanetto Travasi Comunicanti, realizzato con Santorossi, Bellotto e Brancher, i tre numeri della rivista Kren, in collaborazione con De Martin, e il testo (ancora inedito) sull’architetto Giovanni Michelucci, autore della famosa Chiesa dell’Autostrada del Sole, cui ha collaborato anche la fotografa Giulia Fedel e, in qualità di grafica, l’architetto Ingrid Ingrassia.

In questi ultimi mesi, quando è libero dall’insegnamento, Francesco Crosato, anche durante l’inverno, scorrazza lungo la costa dell’alto Adriatico per descrivere in poesia alcune sue località, cercando di coglierne di ognuna di esse (Muggia, Grado, Brussa, Caorle, Pellestrina…) l’anima, ovvero la qualità del connubio realizzatosi nel tempo tra storia umana e naturale.

I temi cui Francesco Crosato si è via via appassionato sono dunque molteplici; uno degli elementi fondamentali della sua riflessione letteraria è rappresentato da una vera  e propria “ossessione” per gli anni sessanta, intesi non come luogo della nostalgia o della pur condivisa leggerezza, quanto soprattutto come momento centrale di passaggio e di inevitabile contraddizione tra un prima e un dopo, dove per prima s’intende il mondo contadino, della campagna veneta in particolare, e per dopo il mondo industriale nato dal boom economico e dominato dalla logica del consumo.

Questo tema è stato affrontato sia in termini personali che generali.

Sul piano personale ha elaborato una riflessione sia in poesia che in prosa sulla propria infanzia, vissuta in campagna, presso la casa della nonna paterna, ma anche in città, dove risiedevano i genitori; uno sguardo doppio e originale, da cui sono nate la prima raccolta poetica in lingua italiana (Cos’hai che non parli?…) e la seconda in dialetto (S’ciantìzi) e una serie di racconti (ancora inedita) dal titolo La coda di tigre (quella di pelouche, offerta in omaggio alla Esso negli anni sessanta dopo un pieno di benzina), dal sottotitolo rivelatore: un’infanzia tra città e campagna negli anni sessanta.

Questo aspetto centrale si è poi allargato, come si diceva, ad un ambito più generale, attraverso – ad esempio – l‘incontro con l’architettura sacra del già citato Giovanni Michelucci, le cui chiese dell’Autostrada del Sole e di Longarone, in particolare, rappresentano in fondo due facce, una positiva e una drammatica, di quello stesso fondamentale passaggio storico italiano.

Un secondo tema importante è quello del disagio esistenziale, espresso in termini, anche qui, sia personali (ancora la raccolta Cos’hai che non parli…? o il poemetto in dialetto …ma m’ama o no’ m’ama me mama?) che generali (il libriccino di brevi aneddoti surreali sulla coppia Strani Incontri, illustrato da Michele Bonotto, e lo stesso, già citato, No’ soło nónsoło).

Un autore complesso dunque, dai molteplici interessi e dalle intense passioni che riversa naturalmente nella sua arte.

Francesco Crosato ha davvero vissuto la propria vita attraverso la scrittura anche intesa come gioco, talvolta come puro divertimento (numerosi, anche se ancora in gran parte inediti ma già recitati in varie occasioni, gli aforismi, i giochi di parole, perfino i copioni teatrali in due sole battute magari in dialetto, alla maniera di un rivisitato “teatro futurista sintetico”): l’aspetto ironico rappresenta certamente una costante della sua poetica, anche nei testi più impegnati.

Una dimensione importante dell’arte di Francesco Crosato, infine, è la recitazione cui la scrittura è il più delle volte intimamente legata; a questo proposito, basti ricordare i numerosi reading realizzati nel corso di questi ultimi anni e la produzione di due audiolibri, uno che riproduce le fiabe Ometti neri in camera e l’altro la commedia in versi No’ soło nónsoło, entrambi accompagnati dalle note del musicista Luciano Buosi.

Per completare la biografia accenniamo a qualche scrittore e poeta che ha rappresentato, a dire dell’autore stesso, un importante stimolo per la sua arte: Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Giorgio Caproni, Andrea Zanzotto (in dialetto), Ernesto Calzavara, Antonio Turolo… per la poesia; Italo Calvino, Gianni Rodari, Luigi Meneghello, Giuseppe Berto, Goffredo Parise… per la narrativa.

In conclusione, un accenno ad alcune sue passioni: la buona cucina (ha da poco realizzato un raffinato libriccino numerato dal titolo 10 ristorantini a 10 euro a treviso a mezzodì), la bicicletta, le auto sportive almeno di penultima generazione; i cantautori italiani, il mare…